venerdì 14 ottobre 2011

Dati Terna 2010: analisi geografica

Macroregioni italiane

Dopo una panoramica generale sui dati Terna 2010 relativi alla produzione ed al consumo di energia elettrica in Italia, in questo articolo verranno esaminati i dettagli a livello regionale, aggregando i dati a livello di macroaree, sfruttando le suddivizione zonale del Paese prevista per le elezioni europee: nord-ovest (Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia, Liguria), nord-est (Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna), centro (Toscana, Umbria, Marche, Lazio), sud (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria) e isole (Sicilia, Sardegna).

Bilancio energetico per macroarea geografica


Il nord-ovest del Paese corrisponde al 19,23% della superficie nazionale, ma racchiude all'interno dei propri confini oltre il 26% della popolazione italiana; si tratta della sola zona con rapporto percentuale significativamente maggiore di uno tra popolazione e superficie, essenzialmente a causa dei quasi dieci milioni di abitanti della Lombardia.
Quest'area consuma inoltre il 31% dell'energia del Paese producendone invece solo il 29%, ponendosi di gran lunga come la macroarea più vorace d'Italia in questa particolare classifica. Nuovamente è la Lombardia, che da sola costituisce il 20% del passivo energetico nazionale, a ritrovarsi letteralmente fuori scala rispetto a tutte le altre regioni. Il deficit energetico dell'area è situato intorno ai -21 TWh, e anche in questo caso è la regione lombarda (-22 TWh) a presentare le carenze maggiori.

Composizione della produzione energetica del Nord Ovest

Dal punto di vista della composizione energetica, il Nord Ovest mostra una dipendenza dal termoelettrico inferiore alla media nazionale, ma compensata unicamente dalla forte e radicata presenza di centrali idroelettriche in tutte le regioni - meno la Liguria - che compongono la zona.
Solare ed eolico appaiono letteralmente ai primordi, con percentuali inferiori al punto percentuale, anche se il primo è in rapido sviluppo nella zona negli ultimi anni. In termini percentuali, il Piemonte si mostra capofila nel fotovoltaico, seguito dalla Lombardia, mentre è la Liguria a primeggiare nell'eolico, seguita dal Piemonte.

La circoscrizione nord-est occupa poco meno del 21% della superficie del Paese, un dato abbastanza in linea con la percentuale di popolazione che vive nelle regioni che la compongono, appena al di sopra del 19%. Solo il Veneto mostra un rapporto maggiore di uno tra percentuale di popolazione e di superficie, mentre il Trentino appare essere la regione meno densamente popolata.
A livello energetico quest'area consuma il 23% del fabbisogno energetico nazionale, producendo invece il 21% dell'energia prodotta all'interno dei nostri confini. Il nord-est si presenta in deficit di quasi 17 TWh, un valore che, sia pure più contenuto di quello del nord ovest, è il risultato di un trend peggiorativo nel corso degli anni, in particolare in Veneto (-15 TWh a fronte del +5 TWh del 1998).

Composizione della produzione energetica del Nord Est

Grazie soprattutto alla capacità dei bacini idrici del Trentino, il nord-est si configura la regione con la minima dipendenza da termoelettrico e al contempo con la massima capacità percentuale di idroelettrico, rilevante in tutte le regioni dell'area con la sola eccezione dell'Emilia Romagna. Si tratta anche dell'area italiana con il minimo sviluppo di energia eolica (Emilia capofila nell'energia prodotta da questa fonte), mentre Veneto e Trentino sono i capofila del fotovoltaico, in rapida ascesa verso il punto percentuale di composizione energetica.

L'Italia centrale è forse l'area più equilibrata dal punto di vista di rapporto popolazione/superficie, dal momento che la zona occupa il 19% della superficie nazionale e ospita nei propri confini il 20% della popolazione. Il Lazio è la sola regione con rapporto maggiore di uno, specialmente a causa dell'area della capitale.
Dal punto di vista energetico viene prodotto nel centro il 13% dell'energia nazionale, a fronte di un 18% in termini di consumi. Particolarmente grave è il bilancio del Lazio, che in un progressivo andamento discendente è arrivato ad avere un deficit di oltre 10 TWh. Caso unico nella penisola, la zona centro è la sola del Paese in cui tutte le singole regioni che la compongono presentano bilancio energetico negativo, ed il relativo bilancio globale, che si assesta a -21 TWh, è il peggiore d'Italia.

Composizione della produzione energetica del Centro

La composizione energetica dell'Italia centrale è decisamente peculiare rispetto al resto della penisola: assume infatti particolare rilevanza l'energia geotermica prodotta in Toscana, pari al 13% della produzione della macroarea. Questa fonte consente di mantenere la dipendenza da termoelettrico al 72% complessivo malgrado il forte calo dell'idroelettrico (appena il 13%) dovuto al passaggio dalla catena alpina a quella appenninica.
Rispetto alle due circoscrizioni settentrionali cresce la rilevanza di eolico e solare, con un'equa distribuzione delle fonti nelle quattro regioni: Marche e Umbria sono capofila nello sfruttamento dell'energia del sole, mentre Toscana e Lazio sono le regioni leader nella produzione di energia dal vento.

Quasi 13 TWh è lo straordinario surplus dell'Italia meridionale, il risultato migliore dello stivale trainato da Puglia (+ 15 TWh) e Calabria (+5 TWh). Pur con il deficit più grave della regione, sono da segnalare anche gli sforzi della Campania, il cui deficit è passato dai 15 TWh del 2006 agli 8 TWh del 2010. La zona più grande d'Italia - 24% della superficie nazionale - anche se non la più popolosa - 23% della popolazione - presenta dati notevoli anche guardando i dati di produzione e consumo: a fronte infatti di un consumo che è pari al 17% di quello nazionale, la macroregione produce ben il 24% dell'energia complessiva del Paese.

Composizione della produzione energetica del Sud

La dipendenza del sud dal termoelettrico supera l'80%, mentre la quota di idroelettrico si riduce appena al 9%: il regime appenninico dei corsi d'acqua, unito all'assenza di un geotermico solido come in Toscana, mostra tutti i limiti del sistema produttivo energetico del Paese, costretto a dipendere in maniera rilevante da carbone e petrolio.
Eppure il sud è anche la vera culla delle fonti alternative: qui infatti l'eolico raggiunge l'8% complessivo, con punte del 21% in Basilicata; a livello di energia prodotta, è però la Puglia a potersi considerare la regione capofila della zona. L'altro grande primato della puglia, questa volta a livello italiano, è quello relativo al fotovoltaico: la regione governata da Vendola è di gran lunga la prima d'Italia in termini di produzione di watt di origine fotovoltaica, con uno sviluppo imponente (+400%) proprio tra il 2009 ed il 2010.

La circoscrizione isole, infine, è la più piccola del Paese sia in termini di superficie (16%) che di popolazione (11%). È anche la zona con il rapporto popolazione/superficie minore. Anche in questa macroregione il bilancio energetico è positivo, ma con un extra di circa 2 TWh si pone poco al di sopra della linea di indipendenza energetica. Dopo un lungo periodo in cui era la Sicilia a produrre il surplus maggiore, nel 2010 è stata la Sardegna a subentrare al comando di questa particolare classifica. All'opposto della zona centro, qui tutte le regioni che compongono la macroarea hanno bilancio energetico positivo.

Composizione della produzione energetica delle Isole

In termini di composizione energetica della zona isole, emerge un drammatico calo delle fonti idroelettriche (3%) con contestuale incremento della dipendenza da termoelettrico tradizionale (87%). Le fonti alternative, eolico e solare, sono entrambe ben sviluppate rispetto alla media nazionale, in particolare l'eolico che vede la Sicilia primeggiare addiritta a livello italiano con oltre 2 TWh prodotti nel 2010.

Lo spaccato energetico dell'Italia mostra tuttavia un Paese ancora fortemente dipendente da fonti convenzionali: a livello nazionale, eolico, solare e geotermico incidono per appena il 5% sulla produzione totale. L'idroelettrico, se da un lato consente di limitare la nostra dipendenza da gas, carbone e petrolio, è tuttavia una fonte troppo delicata per poter essere considerata rinnovabile a tutti gli effetti: i tre quarti dell'energia idroelettrica nazionale sono prodotti nel nord del Paese, grazie al cospicuo apporto di acqua dei fiumi che nascono dai ghiacciai alpini. Ma i ghiacciai che coronano le vette delle Alpi sono letteralmente in via di estinzione, a ritmi di scioglimento molto rapidi che in un futuro nemmeno troppo lontano trasformeranno i vari Po, Ticino, Sesia, Adige in fiumi a regime appenninico, con portate minori e incostanti. La produzione di energia idroelettrica del nord avrà quindi rendimenti molto più bassi degli attuali, acuendo il nostro deficit energetico e al tempo stesso rendendoci ancora più dipendenti da fonti tradizionali. Solo un rapido affidamento alle fonti rinnovabili, sole, vento, maree e geotermico, potrà evitare importanti problemi alla nostra bolletta energetica nazionale già in un futuro a medio termine.

1 commento:

  1. Non é chiaro perché la produzione sia cosí bassa, visto che la potenza media disponibile é di 69300 Mw (mentre quella massima é addirittura di 109000 Mw) che per 80000 ore l'anno dovrebbe dare 560 Twh a fronte di un consumo di 330 Twh. Penso che si preferisca comprare dall'estero perché i costi di poduzione dono piú bassi.

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