venerdì 15 aprile 2011

Economia, proposte di destra e di sinistra

Pierluigi Bersani (PD) ed il Ministro Giulio Tremonti (PdL)

Il 13 aprile 2011, nel corso della seduta 136 del Consiglio dei Ministri, è stato approvato il Documento di Economia e Finanza Pubblica, il piano di bilancio che l'Italia deve annualmente presentare all'Unione Europea.

Tale documento è composto da tre parti: un programma di stabilità, un'analisi delle tendenze della finanza pubblica, e per finire un Programma Nazionale per le Riforme, contenente i principali punti in cui la politica deve concentrarsi in campo economico per seguire il rilancio e la crescita del Paese e accompagnarlo all'uscita della crisi economica.
Proprio su quest'ultimo punto si gioca uno scontro - per una volta veramente politico - tra maggioranza ed opposizione, perché il Partito Democratico ha pubblicato sul proprio sito un contro-PNR, presentando a sua volta la propria ricetta economica.

L'analisi e la comparazione dei due documenti è quindi una rara e preziosa occasione per misurare le proposte dei due principali schieramenti italiani su un tema vitale della vita del Paese.

Per confrontare le opposte visioni politiche del governo e dell'opposizione le due proposte verranno scomposte in aree tematiche, analizzate poi singolarmente.


Lavoro e occupazione


Le proposte del Partito Democratico sono incentrate sulla lotta alla precarietà: introduzione del salario minimo garantito e degli ammortizzatori sociali, detassazione dei contratti a tempo indeterminato e maggiori tasse sui contrari flessibili, in maniera da renderli economicamente equivalenti per i datori di lavoro.
La priorità del governo è invece incentrata sul'incremento del livello di occupazione, specie nel Mezzogiorno, da ottenersi principalmente attraverso il potenziamento del contratto di apprendistato.

I due schieramenti, su questo punto, appaiono sostanzialmente concordi a livello di intenti. Il Partito Democratico si mostra maggiormente propositivo, specificanto tre proposte concrete, laddove la proposta del governo ha più l'aria di una generica dichiarazione di intenti a cui devono ancora fare seguito le definizioni degli interventi specifici.


Fisco


Per il centrodestra la priorità è ridurre il numero delle imposte, che attualmente si aggira sulle 400 unità, con una generale semplificazione del quadro normativo vigente. Il centrosinistra privilegia invece ulteriori strumenti di raffinamento del calcolo delle imposte - in particolare l'IRPEF - in modo da arrivare a livelli di tassazione sempre più personalizzati, con l'obiettivo ultimo di eliminare le ingiustizie sociali legate alle una tantum.
Il centrodestra propone uno spostamento progressivo del carico fiscale dalle imposte dirette a quelle indirette, quindi dalla produzione al consumo di ricchezza; il centrosinistra risponde invece proponendo un trasferimento del carico fiscale dalla produzione all'immagazzinamento della ricchezza, con l'aliquota al 20% sui redditi da capitale - titoli di Stato esclusi.
Entrambi gli schieramenti auspicano poi un taglio delle tasse; il centrosinistra, in questo ambito, specifica chiaramente anche quantità e direzione, proponendo l'abbassamento al 20% dell'aliquota IRPEF oggi al 23%.
Il Partito Democratico individua poi nel sostegno familiare tramite detrazioni al lavoro femminile e nel bonus bebé un punto chiave della propria politica fiscale; introduce inoltre il meccanismo dell'imposta negativa, nella forma di credito verso lo Stato, per evitare gli effetti distorsivi della no tax area tali per cui una persona poco al di sopra di tale area finisce con il pagare di meno di una che vi rientra.

Sul tema fiscale, forse più che in ogni altro punto del PNR, emergono le differenze di fondo tra i pensieri di destra e di sinistra.
Da un lato la semplificazione del sistema impositivo, un effettivo aiuto per il cittadino nel capire il suo rapporto tributario con lo Stato; all'altro un calcolo pressoché ad personam, magari di difficile comprensione ma in grado di far fronte al maggior numero possibile di casistiche particolari, che un sistema più semplice metterebbe in un unico calderone. Su queste proposte pesa in maniera evidente il differente rapporto tra lo Stato ed i cittadini nelle due differenti ideologie: se per il centrodestra conta la chiarezza e la semplicità, il centrosinistra punta tutto su un rapporto basato sulla giustizia sociale. Da notare che il garante di tale rapporto, vista la complessità del sistema di tassazione proposto, sarebbe lo Stato; il rapporto di fiducia della cittadinanza verso le istituzioni, d'altra parte, è da sempre nel DNA della sinistra italiana.
Anche il punto in cui eseguire la tassazione è particolarmente indicativo delle due differenti ideologie: il centrosinistra predilige la produzione e l'utilizzo del denaro, intervenendo sostanzialmente sull'accumulo, sulla parte finanziaria e patrimoniale della ricchezza. Il centrodestra, dal canto suo, punta su produzione e accumulo operando sull'utilizzo del denaro.


Pubblica amministrazione


Così come per il fisco, anche nella concezione della pubblica amministrazione emergono le sostanziali differenze tra destra e sinistra.
Priorità del governo è infatti lo snellimento della burocrazia, laddove per l'opposizione è opportuno potenziare la macchina statale dotandola degli strumenti di analisi necessari a scoprire l'annidamento delle rendite e delle inefficienze.

La differente concezione dello Stato - meccanica, quella della destra, quasi olistica quella della sinistra - emerge ancora prepotentemente in questo passaggio. Di fatto, il centrodestra considera la macchina statale quasi uno strumento doloroso ma obbligatorio per la convivenza civile, puntando ove possibile a semplificarla, renderla snella e trasparente. Per il centrosinistra lo Stato deve essere invece un'entità attiva, che interviene con il proprio potere regolatore nella vita quotidiana dei cittadini, costituendo una sorta di sistema immunitario della collettività.


Sviluppo economico


Sul tema dello sviluppo economico da entrambe le parti pare mancare un quadro complessivo, una visione d'insieme che permetta di dare spinta giusta al sistema Italia nel suo complesso. Su entrambi i PNR appaiono invece proposte mirate e altamente specifiche, che se da un lato possono trovare semplice e pratica applicazione, dall'altro evidenziano l'impotenza della politica dinanzi a fattori macroeconomici ben più forti di questo o quel governo.
Il centrodestra punta sulla realizzazione di infrastrutture, con particolare riferimento ad opere di irrigazione nel meridione, credito d'imposta per ricerca e sviluppo, semplificazioni burocratiche e rilancio dell'edilizia privata.
Il centrosinistra risponde con il ripristino degli incentivi fiscali sulle energie rinnovabili così come presentato dal Governo Prodi, e con la ripresa del processo di liberalizzazioni avviato dall'allora Ministro dello Sviluppo Economico Pierluigi Bersani. A tale proposito, nel PD è attualmente in fase di realizzazione una lenzuolata di quarantuno proposte di liberalizzazioni, da presentare in Parlamento come controproposta alla modifica dell'articolo 41 della Costituzione voluto da Berlusconi.

Sicuramente nel PNR del PD spicca l'assenza di richiami alle infrastrutture, spia del contrasto che ancora vige nel partito sulla realizzazione di alcune opere controverse come la TAV; d'altra parte nel centrodestra l'assenza di qualsiasi politica volta a favorire la concorrenza induce serie riflessioni sulla reale portata liberale dell'opera di governo della compagine berlusconiana.
In entrambi i casi sono indubbiamente le esigenze di bilancio a ridurre drasticamente l'ambito di azione delle proposte di riforma, pertanto è da ritenersi corretta una lettura che vede nelle proposte elencate solo le priorità dell'azione riformatrice e non il completo elenco delle proposte di intervento.


Istruzione


Qui è solo il governo a dedicare una voce specifica, articolata in un piano per l'edilizia scolastica, un sistema di premi per i docenti più meritevoli ed una rete di prestiti a lunga durata e basso interesse per gli studenti più dotati.

Se da un lato è vero che il PD ha presentato a sua volta documenti specifici sul tema della scuola e dell'istruzione, l'assenza di una voce specifica nel suo PNR ne evidenzia una mentalità troppo a compartimenti stagni, incapace di vedere la necessaria compenetrazione tra i vari ambiti della vita del Paese e il loro apporto al suo sviluppo economico.


Europa


In quest'ultimo caso è invece il Governo ad essere colpevolmente assente.
Il Partito Democratico elenca una lista puntuale di proposte da sottoporre alla UE: la creazione di obbligazioni europee, garantite da tutti gli Stati, da utilizzarsi sia come fonte di finanziamento in modo da svincolare finanziariamente l'Unione dalle economie statali, sia come sistema di difesa contro gli attacchi speculativi alle economie nazionali; la definizione di uno standard retributivo europeo tra salari e produttività, in modo da allineare su questo punto i paesi della UE e limitare i fenomeni di delocalizzazione; piani europei per occupazione, ambiente e innovazione, finanziate attraverso gli eurobond e quindi con reale possibilità di applicazione indipendentemente dalla volontà dei singoli Stati.

L'assenza di proposte a livello europeo dal piano del Governo è ovviamente motivata dal fatto che si tratta di proposte che non hanno alcuna garanzia di essere messe in atto e su cui il Governo Italiano ha naturalmente poco controllo; diventano tuttavia molto interessanti nell'ottica di comprendere la posizione sul tema delle forze politiche, in questo caso del solo centrosinistra.
Come sempre, l'ala progressita del Paese si mostra fortemente europeista, e la proposta di dotare la UE di strumenti finanziari sovranazionali va nella direzione di indebolire la rete di veti e interessi delle entità nazionali che troppo spesso legano l'azione dell'Unione.


I due piani si presentano quindi in massima parte antitetici, e riflettono chiaramente le differenti vedute tra conservatori e progressisti in campo economico e ruolo dello Stato. Destra e sinistra, in Italia, paiono quindi ancora voler dire due cose realmente differenti, a scapito di chi lamenta un'irrefrenabile degenerazione della nostra classe politica verso un modello unico di riferimento, con scontri alimentati ad arte al solo scopo della conservazione del potere.

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