domenica 27 febbraio 2011

Dati AGCom gennaio 2011

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Dopo il boom mediatico berlusconiano di dicembre, che aveva visto il Presidente del Consiglio al primo posto tra tutti i soggetti politici ed istituzionali come presenza nei telegiornali, il mese di gennaio ha costituito una sorta di ritorno a quello che si può definire uno standard ormai consolidato della struttura telegiornalistica al tempo del berlusconismo: la generica sovraesposizione mediatica del Governo a discapito di una maggioranza parlamentare ormai sempre più percepita, anche dai giornalisti, come il braccio armato del Governo in Parlamento.


Dati AGcom gennaio 2011

Ai dati AGCom relativi al mese di gennaio 2011 sono state applicate delle categorizzazioni per eseguire sia un'analisi mirata alla distribuzione dei tempi tra maggioranza, opposizione ed istituzioni, sia a quella per macroarea politica.

Dati AGCom gennaio 2011 aggregati per
Istituzioni - Maggioranza - Opposizione

Nel mese di gennaio il tempo di spettanza istituzionale, rispettando un trend ormai consolidato, è stato ovunque superiore al 33% previsto dalla par condicio assestandosi ovunque oltre il 45% e spesso - tutti i telegiornali tranne TG2, TG3, TGLa7 e Rainews - oltre il 50%. È altresì da rilevare come il 77% circa del tempo istituzionale sia stato occupato dal Presidente del Consiglio (38% del tempo istituzionale, 19% del tempo complessivo) e Governo (39% del tempo istituzionale, 19% del tempo complessivo), a rimarcare come sia in realtà il potere esecutivo il vero protagonista della scena mediatica italiana.

A risentire maggiormente dello straripare del Governo è naturalmente la maggioranza parlamentare, ridotta a gennaio ad un risultato inferiore al 21%. È naturalmente il PdL a dominare lo spazio mediatico della maggioranza, mentre alla Lega ed ai partiti minori non restano che le briciole.

Anche l'opposizione risulta penalizzata in termini di presenza televisiva, anche se, con un valore di poco inferiore al 29%, il divario con quanto previsto dalla par condicio si riduce a circa quattro punti percentuale, ovvero circa 13 ore spalmate nello spazio del mese e tra tutti i telegiornali campionati dall'AGCom.

All'interno dell'opposizione lo spazio maggiore è dedicato al PD, che raggiunge una quota assoluta di pochissimo inferiore al PdL. Avendo tuttavia a disposizione l'opposizione uno spazio più ampio di quello destinato alla maggioranza, il PD pesa nell'opposizione molto meno di quanto il PdL faccia nella maggioranza (51,55% contro il 73,23% del PdL). Pur avendo a disposizione uno spazio maggiore, quindi la frammentazione di voci con cui parla l'opposizione contribuisce a renderne meno efficace il messaggio, confermando ancora una volta la superiorità berlusconiana nell'utilizzo dei mass media a scopo politico.
È inoltre da rilevare come lo spazio complessivo destinato all'opposizione sia in realtà mal distribuito nei telegiornali: solo sul TG3 e su Rainews infatti l'opposizione supera il 30%, e solo su queste due emittenti l'opposizione risulta essere sopra la media. Il dato conferma un'altra importante peculiarità della comunicazione televisiva italiana, ovvero l'esistenza di emittenti pesantemente polarizzate: tuttavia, mentre nelle emittenti schierate a favore del governo le percentuali raggiunte dall'esecutivo toccano livelli imbarazzanti (oltre il 60-70%), in quelle generalmente considerate ostili alla compagine berlusconiana le percentuali risultano essere molto più equilibrate.


Dati AGCom gennaio 2011 aggregati per
area politico-culturale


La prevalenza delle forze di opposizione su quelle di maggioranza a livello di spazio mediatico potrebbe far pensare ad una netta preponderanza del centrosinistra sul centrodestra. In realtà, come si evince dal grafico, questa situazione non è rispettata, ed il centrosinistra risulta essere lo spazio politico prevalente soltanto per alcuni decimali, e solo perché nell'analisi effettuata la Lega Nord viene conteggiata come partito di destra e non di centrodestra. Se si eseguisse un confronto sommando destra e centrodestra da un lato e sinistra e centrosinistra dall'altro, le formazioni conservatrici risulterebbero predominanti in Italia di una decina di punti percentuali.
In realtà in Italia non è più possibile parlare di logica bipolare: la scissione tra la sinitra cosiddetta radicale e quella cosiddetta riformista; la separazione, più valoriale che politica, tra destra e centrodestra; l'esistenza di un centro cattolico e soprattutto l'esistenza di un'opposizione interna allo stesso centrodestra obbligano a condurre analisi più elaborate.

Tra i telegiornali più significativi, con un totale di informazione mensile superiore alle due ore, quello che dà maggiore spazio al centrodestra nel suo complesso risulta essere il TGLa7 di Mentana, con oltre il 55% dello spazio totale. Se è vero che questa testata è anche quella che offre lo spazio maggiore alla formazione finiana (oltre il 5%), il 17% offerto dal PdL è tra i valori più alti di tutto il panorama telegiornalistico italiano del mese di gennaio.
Al contrario è l'emittente all-news della RAI, Rainews, ad offire il maggior spazio al centrosinistra, con il 45% del totale, ed è il Partito Democratico ad essere la formazione privilegiata da tale emittente, scalzando quindi il TG3, dove pure il centrosinistra raggiunge il 40%, come roccaforte mediatica delle forze progressiste.

A livello di aderenza dei TG alle norme della par condicio i migliori risultati sono stati raggiunti nel mese da TG3, TGLa7 e TG2: in tutte e tre queste testate lo spazio istituzionale è stato racchiuso tra il 45% ed il 48% del totale, la maggioranza tra il 23% ed il 26% e l'opposizione tra il 27% ed il 31%. I valori sono ben lontani dalle prescrizioni della legge, ma sono quanto di meglio l'informazione italiana sia riuscita a fare in tale senso nel mese di gennaio 2011.
Il fatto che nella mentalità comune due di queste testate siano considerate antiberlusconiane e antigovernative è purtroppo una prova di come decenni di uso sconsiderato del mezzo televisivo abbiano portato a percepire come parziali e schierati i telegiornali, almeno quantitativamente, più vicini all'equità che il nostro sistema di informazione riesce a sfornare.

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